In questa intervista emerge un’idea chiara, complessa e gentile dell’analisi. Cos’è, a cosa serve non solo come professionista della cura ma anche come utilizzatore di uno spazio in cui portare, in un momento specifico, quello che stava accadendo “Bollivano troppe cose in pentola e volevo qualcuno che mi aiutasse a cucinarle. E poi avevo bisogno di parlare di me e del mio futuro a qualcuno che non fosse (un) familiare“.
Definisco “gentile” la sua intervista perchè lontana dai formalisimi e dalle parole ridondanti con cui in genere si parla e si descrive la psicoanalisi. Ho sempre pensato che questa “oscurità” del linguaggio avesse a che fare con l’emozione di vergogna che aleggia sempre intorno alla nostra professione. Allora la chiarezza e la semplicità di quanto emerge invece dalla visione del Professor Lingiardi è una boccata di aria fresca per noi, per i nostri pazienti e per la società.
Bellissima l’immagine che dà dell’inconscio “ È un po’ come un gatto selvatico che ogni tanto accetta una carezza. Non è addomesticato, fa quello che vuole, mi sorprende ma siamo in confidenza e non mi spaventa più“.
Di seguito il link dell’intervista completa