Di soglie e confini. Dal 2020 al 2021

Confine diceva il cartello
cercai la dogana, non c’era
non vidi dietro il cancello
ombra di terra straniera
“.

Giorgio Caproni – “Falsa indicazione” in Il muro della terra

Foto presa dal web

Ogni anno che finisce in me fa sorgere la domanda: cosa mi porto in questo nuovo anno, cosa lascio indietro?

Cosa può naturalmente travasare da uno all’altro. E anche, cosa ci ha insegnato questo anno bisestile, così funesto e a dir poco complicato?

Oggi mi sento ancora sul confine di questo passaggio. O sulla soglia?

Dal latino confine “Cum finis” cioè il luogo dove si finisce assieme, dunque il punto di incontro.

Il suo omologo è frontiera, che è il luogo dove abbiamo di fronte qualcuno, dove lo possiamo guardare negli occhi, dunque conoscerlo. I confini sono luoghi di incontro e di conoscenza, particolarmente custoditi perché rendono possibile gli scambi.

Gli esseri umani non fanno altro che esistere sul confine di qualcosa, non fanno altro che trovarsi “tra”.  Una linea che circoscrive l’esistenza di ognuno. Eppure dentro in essa, astratta o reale, la persona si riconosce. E’ lei stessa che la traccia. 

ELENA ZAPPAROLI – “IN – OLTRE” – Mostra fotografica “Confini” – Una ‘linea’ che separa come limite comune.

Separa ma unisce al tempo stesso poiché è pur sempre un limite comune.

Spesso confondiamo il significato di confine descrivendolo come qualcosa che impone un fermarsi, un limite invalicabile. L’idea insita nel confine così inteso è, evidentemente, un’idea di segno, di soglia: il confine, nelle indicazioni della politica attuale, indica un limite invalicabile, uno stop, una soglia che può superare solo chi ha determinate carte in regola.

In realtà in latino per questo significato usiamo la parola limes che rimanda al concetto di limite e che condivide la radice con il limen, la soglia.

Quest’anno per me è stato l’anno della costruzione di reti professionali e la sensazione è di essere sempre con un atteggiamento di confine: nulla può essere dato per scontato, tutto va costruito nel momento dell’incontrarsi. E’ faticossissimo perché presuppone di conoscersi sufficientemente bene se stessi e mai dare per dato l’altro.

Sono convinta tuttavia che siamo tutti troppo grandi e insieme troppo piccoli per privarci di punti di incontro, di luoghi dove ci si possa guardare di fronte.

Spero che quest’anno ci riporti non solo la possibilità di abbracciarci ma di stringerci le mani anche.

Buon Anno a tutti

Maurits Cornelis Escher, Vincolo d’unione (1956; litografia, 25,3×33,9 cm; Collezione Giudiceandrea Federico; All M.C. Escher works © 2016 The M.C. Escher Company)

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