Identità, memoria e cambiamento. L’essere umano nel suo divenire nel tempo e negli spazi

Il centro SIPRe di Roma, la Iskra Cooperativa Sociale Onlus e il Festival del Tempo

DOMENICA 5 MAGGIO
ORE 8,30-16,30
in presenza presso la Biblioteca Comunale Paolo Angelani
Monterotondo

Evento trasmesso in diretta Facebook dalla pagina: https://www.facebook.com/sipreonline/

La partecipazione è libera

Per info sul programma clicca in basso:

https://www.sipreonline.it/evento-identita-memoria-e-cambiamento-l-essere-umano-nel-suo-divenire-nel-tempo-e-negli-spazi/

Auguri di BUONE FESTE

COME FARE A DIRTI CHE C’E’ SEMPRE TEMPO…una poesia di Mario Benedetti come augurio

ph credit: Daniel Reche – Pexels

Come farti capire che c’è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che nessuno stabilisce norme salvo la vita,
Che la vita senza certe norme perde forma,
Che la forma non si perde con l’aprirci,
Che aprirci non è amare indiscriminatamente,

Che non è proibito amare,
Che si può anche odiare,
Che l’ odio e l’ amore sono affetti,
Che l’ aggressione è perché sì ferisce molto,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,

Che la maggiore porta è l’ affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che definirsi non è remare contro corrente,
Che non quanto più forte si fa il segno più lo si scorge,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che negare parole implica aprire distanze,

Che trovarsi è molto bello,
Che il sesso fa parte del bello della vita,
Che la vita parte dal sesso,
Che il “perché” dei bambini ha un perché,
Che voler sapere di qualcuno non è solo curiosità,
Che volere sapere tutto di tutti è curiosità malsana,

Che non c’ è nulla di meglio che ringraziare,
Che l’ autodeterminazione non è fare le cose da solo,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che per dare dovemmo prima ricevere,
Che affinché ci dìano bisogna sapere anche come chiedere,

Che sapere chiedere non è regalarsi,
Che regalarsi è, in definitiva, non amarsi,
Che affinché ci vogliano dobbiamo dimostrare che cosa siamo,
Che affinché qualcuno “sia” bisogna aiutarlo,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,

Che adulare è tanto pernicioso come girare la faccia,
Che faccia a faccia le cose sono oneste,
Che nessuno è onesto perché non ruba,
Che quello che ruba non è ladro per suo piacere,
Che quando non c’è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che non ci si deve dimenticare che esiste la morte,

Che si può essere morto in vita,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che alziamo muri per non essere feriti,

Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che quasi tutti siamo muratori di muri,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all’altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,

Che non per il molto portarsi avanti si leva prima il sole,

Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?

Come farti sapere che c’ è sempre tempo?

Gruppo di psicoterapia “Scopriamo il presente”

Sono in corso i colloqui di inserimento nel gruppo

…i desideri non invecchiano, quasi mai, con l’etàF. Battiato

Gruppo di psicoterapia omogeneo per persone dai 60 anni che ha come obiettivo riflettere su vissuti legati all’invecchiamento in relazione ai contesti relazionali di appartenenza (figli, amici, partner), alla promozione di benessere psicologico e sociale.

Per info scrivere ad alessiafedeli@icloud.com, oppure telefonare o lasciare un messaggio al 3391531422

Ph credits – Andrea Picquadio form Pexels

La violenza nelle relazioni intime

Focus nell’ultimo numero di RICERCA PSICOANALITICA

https://pagepress.org/socialsciences/rp/issue/view/74

Dall’editoriale

“…abbiamo interesse a costruire un setting in cui decostruire le premesse del senso comune sulla violenza, proponendo qualcosa di controintuitivo, perché questo possa favorire la costruzione di interventi che, a partire dal micro delle relazioni, siano capaci di incidere anche sulle dimensioni macro della nostra cultura.

Pensiamo che questo significhi offrire opportunità alle nuove generazioni, non solo limitare i danni della violenza…”

…CONTINUA AL LEGGERE DAL LINK

Foto di Anna Shevchuk: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-mani-donna-mano-11503175/

A SCUOLA VADO MEGLIO…che idea c’è dietro questo slogan?

Foto di ANTONI SHKRABA da Pexels

Premessa


La seguente riflessione nasce dall’aver visto una pubblicità di un centro di logopedia, del mio Comune. Uno di quei centri, nati come funghi, dopo che la scuola ha cominciato a dire che le DIFFICOLTA’ DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI NON LA RIGUARDANO PIU’. L’etimologia della parola riguardare è interessante: Riguardare v. tr. [comp. di ri– e guardare]. Guardare di nuovo, guardare con attenzione. Ed infine il significato più importante: Custodire, serbare con attenzione, con riguardo.

Funzionare o esistere?


Il titolo richiama un testo di Miguel Benasayag e si concentra proprio su questo tema. L’autore cerca di portare una riflessione su una visione che vorrebbe che il percorso delle proprie vite fosse legato ad un piano di carriera “l’esperienza -scrive- non è riducibile a una raccolta di informazioni, l’esplorazione delle possibilità da parte del vivente è cosa affatto diversa dalla ricerca di performance”. M. Benasayag, 2018.

Tutto ciò che rappresenta una difficoltà, un’incrinatura, la famosa crepa da cui entrerebbe la luce, viene spesso indicata come una perdita di tempo piuttosto. Se questo è il vertice di osservazione da cui osserviamo quello che ci accade e quello che accade alle nuove generazioni, allora avremo una specifica conseguenza. La conseguenza sarà questa: quando verremo in contatto, come è normale che sia nel percorso di una vita, con momenti complicati, fatica a superare ostacoli, o cose più serie che come la pandemia, le guerre, allora la sensazione sarà quella di frammentarsi, di andare letteralmente in pezzi. 

Se la strategia consequenziale è quella di bypassare la confusione che origina da un momento difficile o evitare di stare nel dolore l’obiettivo sarà quella di ricominciare a funzionare. Ci sono molti modi che si possono usare per avere l’illusione “ricominciare a funzionare”. Mi vengono in mente cose concrete come l’uso di droghe (la cocaina ad esempio è la droga della performance) ma anche ad atteggiamenti autolesionisti, o l’agito rabbioso di certi gesti o, se lo prendiamo dal polo opposto, anche l’isolamento inteso come rinuncia al mondo della performance.

Se anche la scuola diventa il luogo della performance 


La scuola oggi utilizza la ‘didattica e la pedagogia delle competenze’, che insegna a modellarsi secondo le richieste della società, di una società che deve poter consumare e velocemente, che non deve approfondire e che, di fatto, mette sullo sfondo la trasmissione della cultura, lo sviluppo delle inclinazioni soggettive e i talenti, l’espressione di sé come esseri umani. Nei colloqui con i docenti i problemi prendono sempre più spazio che le risorse dei ragazzi e delle ragazze. Come se il puntino su un foglio bianco rappresentasse la cosa più importante.

Il benessere materiale aumenta, i consumi imperversano, ma la gioia di vivere non segue lo stesso ritmo, l’individuo iper-moderno perde in leggerezza di vivere quello che guadagna in rapidità operativa, in conforto, in allungamento del tempo di vita”. Michele Minolli, Essere e divenire. La sofferenza dell’individualismo, 2015.

La gioia di vivere la vedete nei volti dei “giovani” oggi?

Allora lo slogan “a scuola vado meglio”, fatto evidentemente da una struttura che si occupa di “recupero” di ragazzi con scarse performance, mi intristisce e impensierisce perchè sposta l’attenzione solo ed esclusivamente su un problema, un problema di risultati, e, infine, individualistico nel senso di personalistico. Non mi sembra un caso che dalla scuola sia scomparsa la dimensione ad esempio della gruppalità.

A cosa serve il gruppo?


Essere gruppo fa sentire l’importanza del raggiungere tutti insieme un risultato. Fa percepire che le proprie competenze possono essere messe a disposizione della comunità e non consumate per se stessi e basta. Il gruppo permette e contiene le emozioni pesanti, angoscianti, che da soli non possono essere portati. Il gruppo apre all’ipotesi di futuro. Quando si dice che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio si fa riferimento a questa funzione della gruppalità. 

Conclusioni


Ci vogliono, allora, degli adulti che invece di sottrarsi al dolore, fornendo il bello velocemente, stiano con i “giovani”, stiano nella fragilità del momento con loro, fragilità che si può condividere e superare proprio perché messa in comune. I giovani devono potersi sentire pensati. Devono sapere che chi li precede pensi e curi uno spazio per loro, da lasciargli. Loro semmai hanno il compito di destrutturarlo e riorganizzarlo a modo loro. Capite bene che oggi avviene il contrario. Le nuove generazioni cominciano ad interiorizzare che ci sono adulti capaci di distruggere il loro futuro. Scrive Lorenzoni, maestro e formatore di maestri: “Se ci pensiamo bene noi adulti, presentandoci come capaci di guerra,  mostriamo ai nostri figli e nipoti in modo inesorabile che delle generazioni precedenti non ci si può fidare, nemmeno quando si è piccoli e fragili, e si dovrebbe essere protetti”. 

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