Nell’articolo si riflette sulla possibilità che nella scuola la diversità non sia letta come un limite, ma come indice di complessità e quindi di risorsa.
“I pensieri infantili sono sottili. A volte sono così affilati da penetrare nei territori più impervi arrivando a cogliere, in un istante, l’essenza di cose e relazioni. Ma sono fragili e volatili, si perdono già nel loro farsi e non tornano mai indietro.
così alla maggior parte delle bambini e dei bambini non è concesso il diritto di riconoscere la qualità dei propri pensieri e rendersi conto della loro profondità. A molti non è concesso neppure di arrivare ad esprimerli, perché un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro” – Lorenzoni, 2014
La scuola dovrebbe essere un po’ meglio della società
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