
Quello che si legge nel link è che la depressione sembri essere uno dei problemi di salute mentale più diffusi e che ” SOLO la metà delle persone che soffrono di depressione riceve un aiuto adeguato in tempi rapidi. E c’è poi tutta la parte – ben una su 4 – che non risponde ai trattamenti“.
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A quali trattamenti si riferisce l’articolo?
Per “trattamenti” si intende i farmaci ed è infatti la Fondazione ONDA che pubblica il Libro Bianco sulla depressione edito insieme alla Società di Psichiatria e con quella di NeuropsicoFARMACOLOGIA.
Se i farmaci non funzionano allora quali cure?
Nulla di male ma per questo tipi di malattie ci sono altre possibilità di intervento. Quello riportato nell’articolo è solo uno dei punti di osservazione del fenomeno, seppur importante. La psicoanalisi e le psicoterapie in generale sono interventi validi da affiancare alle terapie farmacologiche, fino ad arrivare, se tutto va bene, se i percorsi funzionano e non si tratta di disturbi gravi, a togliere i farmaci stessi.
Ricordiamo cos’è un’analisi
Con le parole del Prof. Lingiardi cosa è un percorso di analisi: “È una cura del dolore mentale, è un incontro, una relazione, un apprendistato, una cognizione del dolore, una “traversata”, come direbbe lo psicoanalista francese Jean Bertrand Pontalis. Un’esperienza di relazione e di cura che serve molti scopi. Uno è la (ri)costruzione della propria storia, sapere da dove veniamo. Un altro è imparare a vivere con noi stessi e le nostre fragilità. È anche uno stato mentale e affettivo, la capacità di immergersi nella memoria, di parlare di sé e dell’altro in termini psichici. L’analista al lavoro è un umano che si prende cura di un altro umano, con responsabilità e responsabilizzandolo“.
